Le bioplastiche

Da qualche decennio gli scienziati stanno studiando modi per produrre bioplastiche, cioè tipi di plastica che siano biodegradabili e compostabili (cioè si decompongano senza rilasciare sostanze nocive).

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Compostabile o biodegradabile?

Un materiale biodegradabile non è automaticamente anche compostabile.

Solo le plastiche compostabili possono essere smaltite nell’umido insieme agli scarti di cucina per essere trasformati in compost. Per riconoscerle basta verificare che siano certificati secondo lo standard europeo EN13432 e che riportino almeno uno dei seguenti simboli, accompagnato dalla scritta “compostabile”.

Attenzione, dunque, alle diciture riportate su sacchetti di plastica da utilizzare per la raccolta della frazione umida del rifiuto domestico: oltre ad essere biodegradabili devono essere compostabili.

I biopolimeri sono la soluzione all’inquinamento da plastica?

Purtroppo non sono le bioplastiche, nè gli imballaggi riciclabili e nemmeno la carta le soluzioni all’inquinamento da plastica, afferma l’associazione ambientalista Greenpeace in un recente report (“Il Pianeta usa e getta. Le false soluzioni delle multinazionali alla crisi dell’inquinamento da plastica” sintesi scaricabile QUI). La soluzione è una sola: produrre meno rifiuti, specialmente in plastica monouso. I produttori di beni di largo consumo dovrebbero impegnarsi a eliminare la plastica monouso, riducendo il numero di imballaggi e contenitori in plastica immessi sul mercato e investendo in sistemi di distribuzione basati sullo sfuso e sulla ricarica.