Menu Chiudi

Energia idroelettrica

8
1
2
3
diga vagli lucca
5
6
7
previous arrowprevious arrow
next arrownext arrow
Shadow

 

Per approfondire questo argomento, leggi l’articolo sottostante e guarda i video proposti.

Se sei autorizzato a usare gli strumenti compensativi, scarica e stampa lo schema in formato pdf, .

Schema Energia idroelettrica

Guarda anche i due video dell’ enciclopedia video online ovovideo.com:

 

Esercizi interattivi

 

L’energia dell’acqua

L’acqua è una fonte rinnovabile di energia usata fin dall’antichità. Se in passato veniva sfruttata nei mulini per mettere in moto macchinari (come ad esempio le macine del grano), oggi viene usata nelle centrali idroelettriche per la produzione di energia elettrica.

Le centrali idroelettriche

Le centrali a salto (o a bacino)

Le centrali idroelettriche a salto vengono realizzate in zone montante, e producono energia elettrica sfruttando l’energia dell’acqua accmulata in un lago artificiale attraverso la costruzione di una diga, cioè uno sbarramento artificiale del corso d’acqua che permette di regimarne le piene. 

L’acqua accumulata viene convogliata attraverso condotte forzate attraverso turbine idrauliche, le cui giranti vengono messe in rotazione.

Le turbine sono collegate agli alternatori: dispositivi in grado di trasformare energia meccanica di rotazione in energia elettrica. L’alternatore ha lo stesso principio di funzionamento della dinamo di una bicicletta, che trasforma l’energia meccanica in elettrica.

Infine, un trasformatore modifica i parametri della corrente, alzandone il voltaggio e riducendone l’intensità, per ridurre le perdite energetiche durante il trasporto attraverso la rete elettrica.

Centrali ad acqua fluente

Questo tipo di centrali viene costruito lungo fiumi con grosse portate, che garantiscono per tutto l’anno un flusso d’acqua pressoché costante. L’acqua viene convogliata in un canale di derivazione e attraverso questo  viene inviata alle turbine idrauliche. Le giranti della turbina vengono messe in rotazione e azionano gli alternatori, che trasformano l’energia meccanica di rotazione in energia elettrica.

Infine, un trasformatore modifica i parametri della corrente, alzandone il voltaggio e riducendone l’intensità, per ridurre le perdite energetiche durante il trasporto attraverso la rete elettrica.

Centrali di pompaggio

Le centrali di pompaggio sono simili a quelle a salto, ma comprendono due bacini: uno situato più in alto, e uno più a valle, vicino alla centrale, collegati da una condotta forzata.

Durante il giorno l’acqua accumulata nel bacino superiore viene utilizzata per produrre energia elettrica, come nelle centrali a salto. Una volta azionata la turbina, viene accumulata nel bacino che si trova alla quota inferiore.

Nel corso della notte, cioè nei momenti di minore richiesta energetica elettrica, l’acqua contenuta nel bacino a valle può essere fatta risalire in quello che si trova a quota superiore, utilizzando le stesse turbine che, azionate dall’energia elettrica in eccesso, agiscono come un sistema di pompaggio. L’acqua sollevata potrà essere usat il giorno successivo per produrre ulteriore energia elettrica.

 

Tratto da: https://www.tcenergy.com/operations/power/canyon-creek-pumped-storage/
Tratto da: https://www.tcenergy.com/operations/power/canyon-creek-pumped-storage/

Il disastro del Vajont

La diga del Vajont fu progettata dal 1926 al 1959 dall’ingegnere Carlo Semenza e costruita tra il 1957 e il 1960 nel comune di Erto e Casso, in provincia di Pordenone, lungo il corso del torrente Vajont, in una stretta gola al confine tra Veneto e Friuli.

La sera del 9 ottobre 1963, una frana precipitò nel lago artificiale dal soprastante pendio; conseguentemente, si generò un’onda che superò la diga, provocando l’inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone, tra cui 487 persone di età inferiore a 15 anni

Le cause della tragedia furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell’opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l’ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolo i dati a loro disposizione, con il beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.

Qui di seguito, un interessantissimo video dello spettacolo teatrale “Il racconto del Vajont – conosciuto anche come Vajont 9 ottobre ’63 – Orazione civile – un monologo del 1993 dell’attore Marco Paolini. L’opera è un’«orazione civile» inerente agli eventi che portarono al disastro del Vajont – dall’inizio della costruzione dell’omonima diga nel 1956, alla frana del 9 ottobre 1963 che costò la vita a quasi duemila persone. Purtroppo il video è interrotto nella sua parte finale.

 

 

Opere per la conservazione della fauna ittica

Quando si interviene in un corso d’acqua non sempre l’opera realizzata ne migliora tutti gli aspetti.

Gli sbarramenti, come le dighe, costituiscono un ostacolo invalicabile per le popolazioni ittiche, segregandole in nuclei riproduttivi isolati.

Pertanto, contestualmente alle dighe vengono realizzate scale di risalita dei pesci o altri sistemi che riconnettono i tratti di un corso d’acqua quando un intervento umano, o un evento naturale, con lo scopo di permettere ai pesci di superare l’ostruzione e favorire la biodiversità.

 

Potrebbero interessarti anche:

Le centrali elettriche a fonti rinnovabili

Le centrali termoelettriche

Le centrali elettriche a fonti esauribili e l’ambiente (videolezione)

I combustibili fossili

Il carbone

Il petrolio

Il gas naturale

Il GPL

 

error: Content is protected !!